LA MEMORIA

 

La memoria ci consente di ricordare e a volte questa possibilità è un solenne dovere. Un dovere morale, un dovere familiare, un dovere civile, un dovere e basta.

La memoria è trovarsi con altri esseri umani a Roma, al Portico d’Ottavia in via S. Angelo in Peschiera, nel cuore del quartiere ebraico della capitale, in una fredda e piovosa giornata di gennaio per commemorare una coppia di persone che il 16 ottobre 1943, insieme ad altre 1022, tra cui 200 bambini, furono rastrellate e poi deportate nel campo di concentramento di Auschwitz in Polonia.

Torneranno solo 15 uomini e una donna, nessun bambino.

Bisogna ricordare, perché il nostro dovere di esseri umani è non dimenticare e allora in assoluto silenzio si osservano i due operai che, proprio davanti all’uscio di quella che fu l’abitazione di Chiara Limentani e Lazzaro Moscato, smontano dal terreno due sampietrini e li sostituiscono con altri due che riportano i nomi di questa coppia, che solo una settimana dopo la deportazione, sarà assassinata il 23 ottobre 1943 nel campo di concentramento più tristemente famoso.

Una volta terminata la messa in opera di queste due pietre d’inciampo cala il silenzio, l’emozione è forte e ognuno esprime il proprio cordoglio raccogliendosi in preghiera, se credente, o semplicemente nei propri pensieri, col proprio profondo spirito.

Viene accennata una breve preghiera ebraica, una donna legge un brano tratto da Se Questo è un Uomo di Primo Levi e poi ci si lascia andare ai ricordi e alle parole di ciascuno dense di commozione.

Il turbamento prende il sopravvento insieme alle lacrime e nel frattempo ha smesso di piovere.

Chiara e Lazzaro, i bisnonni del mio amico Mino, hanno un posto che li ricorderà per sempre, a futura Memoria.

 

 

© 2022 Pierstefano  Durantini