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Ci definiamo credenti, ma quanto è radicata e profonda la nostra fede? Spesso essa vacilla di fronte alle difficoltà della vita, alle emergenze o semplicemente quando siamo distratti dal mondo che ci circonda o dalle nostre molteplici attività quotidiane.
In questo brano del Vangelo di Matteo si descrive la camminata di Gesù sulle acque, ma tutta la lettura è incentrata sul tema della fede dei discepoli e sui loro dubbi. Essi sono testimoni dell’ennesima prova della natura divina di Cristo, che cammina tra i flutti del mare in tempesta, probabilmente il lago di Tiberiade, subito dopo il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, altra grande prova. Egli sente il bisogno di ritirarsi in preghiera in solitudine e invita allora i suoi discepoli a precederlo sull’altra riva del lago. Essi salgono sulla barca riluttanti, perché non comprendono, e obbediscono, ma subito dopo, quando le acque si agitano, perché c’è un forte vento contrario, essi vanno in crisi. La barca è in balia del mare, i discepoli temono per la loro vita e allora Gesù li raggiunge camminando tra le onde e prova a rassicurarli, ma loro, dapprima sconvolti e impauriti da tale visione, credono di vedere un fantasma e poi Pietro chiede un’ulteriore prova e gli dice: «comandami di venire verso di te sulle acque». E così avviene, ma dopo qualche passo tra le onde egli stesso si spaventa, non si fida e comincia ad affondare e chiede a Gesù di salvarlo. Il Signore gli tende la mano, lo afferra, entrambi salgono sulla barca e nel frattempo il mare e il vento si placano, allora Gesù gli dice: «uomo di poca fede, perché hai dubitato?». Tutti i discepoli si prostrano davanti a lui comprendendo che Egli è il Figlio di Dio.
Il dominio sulle acque esercitato da Gesù è la manifestazione della sua divinità, la barca rappresenta la comunità dei fedeli, la Chiesa che attraversa le difficoltà nel tempo e nel mondo, ma l’agire di Pietro e degli altri discepoli sono l’esempio della nostra fede poco solida, soprattutto durante le difficoltà della vita, quando il vento è contrario. Quanti dubbi abbiamo? Quanto non ci affidiamo a Dio e agli altri, ai nostri amici, ai nostri partner, ai nostri parenti? Quante volte non abbiamo fede? Quella fede che invece in talune circostanze ci consente imprese quasi impossibili da realizzare. Quasi dei miracoli, perché certe imprese sono così tanto volute e cercate, frutto di un impegno totale, di una volontà granitica che realizza le nostre speranze più profonde. Perché il Signore non ci abbandona mai, soprattutto nei momenti più bui, quando tutto sembra sopraffarci, Egli ci tende la mano e ci salva. Egli ci ama, ma spesso lo dimentichiamo, ci sentiamo abbandonati e invece siamo solo distratti da tutto il resto. Quindi proprio nei momenti in cui ci sentiamo in preda alla solitudine, quando ogni altra strada ci sembra chiusa e senza alcuna via d’uscita, non dobbiamo perdere la nostra fede, la nostra speranza. Ed ecco che una luce ci illumina, una persona ci tende la mano nei momenti e nei luoghi più inaspettati, il Signore ci fa sentire il suo calore, la sua presenza. E questo avviene nei modi più disparati, potrebbe essere il vicino di casa, il collega di lavoro, lo sconosciuto sul bus che rivolge uno sguardo, un sorriso, una parola verso di noi. Bisogna solo avere la sensibilità e la pazienza e soprattutto porsi nell’ottica dell’accoglienza, senza chiudersi nel proprio dolore o nella propria disperazione, perché proprio nel deserto delle emozioni a volte ci arrivano i regali più inaspettati. Insomma il nostro compito più importante è quello di affidarci a Lui, di accogliere la sua misericordia. Del resto è facile cadere nella disperazione quando siamo vittime della solitudine, del dolore, quando ci sentiamo al centro della «tempesta» e il dubbio ci assale, ma è proprio in certe circostanze che la fede ci aiuta a riconoscere il Signore e le sue rassicuranti parole: «coraggio, sono io, non abbiate paura! ».
© 2014 Pierstefano Durantini
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